Venerdì
di Antologia delle canzoni carnevalesche
Cominciamo questa antologia con una canzone del 1935: “O génci drüvì i eugi”, parole di Mario Fonio (Nibiîn – mio nonno), musica di G.A. (purtroppo solo il
testo)
I paişägni in mägn’ indrê,
pitòstu i lavréna nòcia e dê:
s’a l’éj cul-là ch’a sta dalnägni
i druvéna quatru mägni.
L’à stajva che ‘ ‘ndè in cità
spruvêsti al carta d’idéntità
ina vêu pròpiu cunbinazión
da fè una nòcia in parşon.
A marcè in trénu a vai ténzión
s’i là bugni dla Nazión:
i mägni da bôrsa mäj mulè
prè ‘ndi vön che ôra ch’l’è.
In “O génci drüvì i
eugi” ne fa le spese il contadino. A costo di ammazzarsi non vuole stare
indietro del vicino nei lavori; un’emulazione acuta, frenetica dalla semina al
raccolto, persino nel portare il secchio del latte in latteria, aspetto
caratteristico della psicologia contadina. A qualche sprovveduto paişön calato in città, è toccato passare una notte in
prigione; a qualcun altro, in una sua rarissima sortita dal borgo natio (andare
in treno era una specie di avvenimento) è stata involata la borsa con i soldi.
Motivi tratti in parte dalla realtà, ma non senza un pizzico di luogo comune,
di convenzionale satira anticontadina; e non senza un pizzico di autoironia, se
è vero che l’autore, Mario Fonio detto Nibiîn, era
un paişön.
Citazioni da Gajà Spitascià Volume I,
pagine 525, 526
Quando ero partito con l'idea di blog, ero uno sviluppatore web che cominciava a utilizzare vari linguaggi di programmazione web (coldfusion, Rails e altri). Oggi sono un agricoltore e uso il blog per segnalare e raccontare le cose che mi interessano, la mia vita, il mio lavoro e la famiglia. Benvenuti da Roberto Fonio
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento